L’Health Technology Assessment come strumento value-based per la valutazione delle tecnologie sanitarie: HTA Elocta 2.0. Valutazione di Health Technology Assessment di Efmoroctocog Alfa (Elocta) per il trattamento dei pazienti affetti da Emofilia A

Anno: 2021 - Vol: 10 - Num. 6

Giovanna Elisa Calabrò, Roberto Ricciardi, Nicola Nicolotti, Fabrizio Bert, Filippo Rumi, Americo Cicchetti, Pietro Panei, Dario Sacchini

Elementi chiave per il processo decisionale

Al fine di supportare il decisore nell’allocazione delle risorse, si ritiene utile sintetizzare in questo breve Capitolo gli elementi principali emersi da questo rapporto di Health Technology Assessment (HTA).

LA PATOLOGIA OGGETTO DI STUDIO

L’Emofilia A (OMIM 306700) è una malattia genetica rara caratterizzata da emorragie spontanee o sanguinamento prolungato dovuti al deficit del fattore VIII della coagulazione (FVIII); viene trasmessa come carattere recessivo legato all’X ed è dovuta a mutazioni del gene F8 (Xq28) che codifica per il FVIII. Circa il 70% degli emofilici presenta una storia familiare positiva. La malattia colpisce in particolare i maschi, anche se le femmine portatrici possono presentare forme più lievi di malattia. L’emofilia A rappresenta la forma più comune di emofilia (80%).

BURDEN CLINICO-EPIDEMIOLOGICO DELLA EMOFILIA A IN ITALIA

Il quadro clinico dei pazienti affetti da emofilia è caratterizzato dalla tendenza ai sanguinamenti, anche spontanei, a livello di muscoli (ematomi), articolazioni (emartri), cute (ecchimosi), mucose (gengivorragie, epistassi, gastroenterorragie), organi vitali (emorragie intracraniche).

Più è pronunciata la carenza del FVIII, tanto maggiori sono la frequenza e l’intensità degli episodi emorragici. Nei deficit di forma lieve, emorragie spontanee possono essere abbastanza rare e i sintomi emorragici possono comparire soltanto in età adulta, a seguito di interventi chirurgici o di traumi. Nelle forme gravi, invece, i primi sintomi compaiono già durante i primi anni di vita, quando il bambino inizia a gattonare o camminare, e si possono verificare emorragie spontanee nelle articolazioni e/o nei muscoli anche in assenza di trauma. Tra i più gravi e invalidanti sintomi delle emofilie, in circa il 10-20% dei sanguinamenti, si ricordano gli ematomi. Più frequentemente essi si presentano a livello di polpaccio, coscia, gluteo e avambraccio. Gli emartri (circa il 70-80% dei sanguinamenti) sono le classiche manifestazioni emorragiche dell’emofilia. Emartri ripetuti e non adeguatamente trattati possono determinare un’artropatia emofilica (principale causa di morbilità) con rigidità e deformità delle articolazioni interessate. Il ginocchio – seguito da gomito, piede e anca – è la sede interessata più frequentemente. Anche in questo caso, grazie alla profilassi primaria e secondaria i casi di artropatia emofilica si sono notevolmente ridotti.

La terapia a base dei sostituti dei fattori della coagulazione ha significativamente ridotto la mortalità e la morbilità dei pazienti con emofilia: l'aspettativa di vita è infatti aumentata dai 40 anni degli anni '60 a 60-70 anni di oggi.

In Italia, i maggiori dati epidemiologici sulla diffusione tra la popolazione della Emofilia A si possono trovare all’interno delle pubblicazioni del Registro Nazionale delle Coagulopatie Congenite (RNCC). L’ultimo report disponibile è del 2020 ed è relativo all’anno 2018. I dati del Registro 2018 sono relativi al 98% dei 54 CE presenti sul territorio nazionale e si riferiscono a un totale di 10.554 soggetti: di cui 4.109 (circa il 39%) affetto da emofilia A.

La prevalenza dell’emofilia A nella popolazione italiana totale risulta pari a 6,8/100.000 abitanti (intervallo di confidenza 95%: 6,6-7,0); riferendosi alla sola popolazione italiana maschile risulta essere pari a 13,8/100.000 maschi (intervallo di confidenza 95%: 13,4-14,2).

Il 43,8% dei pazienti con emofilia A è rappresentato da emofilici A gravi e il 42,6% da emofilici A lievi.

La prevalenza dell’emofilia A lieve è più alta nella fascia di età 21-30 anni a indicare una diagnosi più tardiva rispetto alle forme più gravi.

STRATEGIE TERAPEUTICHE E FARMACI ATTUALMENTE DISPONIBILI PER IL TRATTAMENTO DELL’EMOFILIA A

La terapia sostitutiva, cioè la somministrazione di concentrati del fattore carente (fattore VIII) della coagulazione rappresenta il cardine della terapia dell’emofilia. Tali fattori sono considerati sicuri ed efficaci per la prevenzione e il trattamento delle emorragie. Attualmente in commercio sono disponibili concentrati di derivazione plasmatica e concentrati ottenuti mediante tecnologia del DNA ricombinante in cellule animali o umane.

La terapia sostitutiva può essere somministrata on demand (al bisogno), in occasione di un episodio emorragico clinicamente evidente, oppure può essere somministrata come profilassi. La profilassi consiste nella somministrazione endovenosa del concentrato del fattore VIII carente con l’obiettivo principale di prevenire gli episodi emorragici, l’artropatia emofilica e preservare la normale funzione muscolo-scheletrica. Il presupposto su cui si basa la terapia di profilassi nasce dall’osservazione che pazienti con una forma di emofilia moderata, che raramente vanno incontro a sanguinamenti spontanei, mantengono una normale funzione articolare molto più a lungo. La profilassi secondaria e terziaria, pur non facendo regredire i danni articolari già subiti, riduce la frequenza dei sanguinamenti e può determinare un rallentamento della progressione della malattia articolare oltre ad un miglioramento della qualità della vita. Attualmente la profilassi primaria è raccomandata in tutti i bambini affetti da emofilia A grave.

Ad oggi sono disponibili in commercio concentrati di fattore VIII di origine plasmatica o ricombinante (ad emivita standard – circa 12 ore – o prolungata). Inoltre, è possibile utilizzare nuove molecole di FVIII ricombinante con ridotta clearance plasmatica e, quindi, con un’emivita in circolo prolungata di circa 1,5 volte rispetto ai prodotti di FVIII ricombinanti ad emivita standard.

Attualmente la principale complicanza della terapia sostitutiva è l’insorgenza di anticorpi (IgG) contro il fattore della coagulazione esogeno: inibitore. Nei pazienti trattati con concentrati del fattore VIII deve essere, infatti, periodicamente monitorata l’insorgenza con la ricerca dell’inibitore nel plasma, soprattutto dopo situazioni cliniche che hanno richiesto un trattamento intensivo e all’inizio della terapia nei bambini, considerando che il rischio è più elevato entro le prime 20-50 giornate di esposizione. Secondo alcuni autori una regolare terapia di profilassi sembra avere un effetto protettivo per lo sviluppo di inibitore. I pazienti a maggior rischio di sviluppare l’inibitore sono pazienti con una forma grave di emofilia A che non sono mai stati precedentemente trattati (PUPs). L’obiettivo primario della terapia del paziente che ha sviluppato l’inibitore è l’eradicazione degli anticorpi attraverso l’induzione dell’immunotolleranza (ITI). L’eradicazione dell’inibitore mediante ITI è indicata in tutti i pazienti con inibitore ad alto titolo o con inibitore a basso titolo che comunque interferisca con la terapia standard di profilassi.

Oltre alla terapia sostitutiva con i concentrati del fattore VIII, un’altra possibile opzione terapeutica per i pazienti affetti da emofilia A è la terapia con desmopressina (DDAVP - Desamino-8-D-arginina vasopressina). La DDAVP è un analogo sintetico della vasopressina che aumenta i livelli plasmatici del fattore VIII della coagulazione e del fattore di Von Willebrand. Può essere considerata la terapia di scelta nei pazienti responsivi con forme lievi o moderate di emofilia A per aumentare i livelli del fattore della coagulazione.

Un’altra alternativa terapeutica è rappresentata dall’acido tranexamico, agente antifibrinolitico che blocca il sito di legame del plasminogeno con la fibrina e ne inibisce l’attivazione. È particolarmente efficace nel trattamento di emorragie a livello delle mucose, poiché riesce a passare negli spazi extravascolari e ad accumularsi nei tessuti. Può essere utilizzato in vista di procedure odontostomatologiche, ad esempio le estrazioni dentarie, come colluttorio oppure per ridurre le perdite ematiche in chirurgia ortopedica. È controindicato l’uso dell’acido tranexamico in caso di ematuria.

Recentemente, sono state introdotte in commercio anche terapie innovative come emicizumab, “mymic therapy”, che simula il comportamento del fattore VIII ma non lo sostituisce.

Questo farmaco è innovativo sia per la modalità di somministrazione (per via sottocutanea anziché per via endovenosa) sia per la modalità d’azione. È, infatti, in grado di determinare la generazione di trombina senza l’intervento del fattore della coagulazione carente. Rappresenta, quindi, una promettente opzione terapeutica per i pazienti emofilici con e senza inibitore. Inoltre, la differente modalità di somministrazione permette di impostare, dopo un accurato training educativo del paziente e dei caregivers, un piano terapeutico di profilassi a livello domiciliare.

Emicizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato modificato del tipo immunoglobulina G4 (IgG4), caratterizzato da una struttura da anticorpo bispecifico, che lega a ponte il fattore IX attivato e il fattore X allo scopo di ripristinare la funzione del fattore VIII attivato mancante.

Dal punto di vista strutturale, non presenta alcuna correlazione né omologia sequenziale con il fattore VIII e, pertanto, non induce né potenzia lo sviluppo di inibitori diretti del fattore VIII. Emicizumab è indicato per la profilassi degli episodi emorragici in pazienti di tutte le età affetti da emofilia A con inibitori del fattore VIII o affetti da emofilia A grave senza inibitori del fattore VIII. Non è, invece, indicato nel trattamento di episodi emorragici acuti. Nei casi di emorragia post traumatica durante il trattamento con emicizumab è necessario somministrare concentrati di fattore VIII, o agenti bypassanti nel caso di pazienti con inibitori, a dosi sufficienti ad ottenere l’emostasi.

L’AICE raccomanda che, così come già avviene per i pazienti con emofilia A grave in profilassi, affinché sia garantito un trattamento adeguato e tempestivo di episodi intercorrenti, anche ai pazienti in profilassi con emicizumab deve essere assicurata una scorta domiciliare di concentrato di FVIII, pari ad almeno 2-3 dosi di 50 UI/Kg ciascuna, da utilizzare in caso di necessità e da portare con sé in occasione di viaggi o in vacanza, nonché in caso di accesso al PS e dipartimenti di emergenza. Durante il trattamento con Emicizumab è necessario, inoltre, procedere con cautela con la somministrazione concomitante di concentrato di complesso protrombinico attivato (aPCC) durante gli episodi di emorragia post traumatica per la possibile insorgenza di tromboembolia venosa o microangiopatia trombotica.

EFMOROCTOCOG ALFA (ELOCTA)

Efmoroctocog alfa (Elocta), un FVIII umano ricombinante con delezione di dominio B legato covalentemente con il dominio Fc dell’Immunoglobulina G1 umana, è l’unico rFVIII a emivita prolungata disponibile in commercio in Italia indicato per tutte le classi di età. L’emivita di efmoroctocog alfa è 1,5-1,8 volte più lunga di quella degli altri prodotti rFVIII convenzionali (19 ore e 12-14 ore nei pazienti rispettivamente di età ≥12 e <12 anni).

L’efficacia e la sicurezza di rFVIIIFc sono state stabilite negli studi di fase III A-LONG e Kids A-LONG e confermate dallo studio di estensione di fase III, ASPIRE, investigante l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di rFVIIIFc. I dati dei due studi di fase III (A-LONG in adulti e adolescenti ≥12 anni; Kids A-LONG nei bambini <12 anni) e dello studio di estensione (ASPIRE) hanno dimostrato l’efficacia a lungo termine di efmoroctocog alfa per il trattamento degli episodi di sanguinamento acuto, la gestione perioperatoria dei pazienti e la profilassi di routine nei PTPs con emofilia A grave con tassi di sanguinamento annualizzati (ABRs) bassi per un periodo fino a 4 anni.

La profilassi di routine è raccomandata mediante l’esecuzione di iniezioni intravenose ogni 3-5 giorni, sebbene per alcuni pazienti potrebbe essere adeguata una frequenza minore (1 volta ogni 7 giorni). Il prodotto rFVIIIFc, infatti, offre iniezioni meno frequenti e un’aumentata flessibilità nel personalizzare il trattamento al singolo paziente. L’intervallo di dosaggio è stato esteso a ≥3 giorni in quasi tutti i pazienti. La più bassa clearance di rFVIIIFc rispetto ai prodotti FVIII convenzionali ha il potenziale di migliorare la protezione dai sanguinamenti senza aumentare il consumo di fattore complessivo. Questi benefici sono stati osservati anche nei bambini e sono stati mantenuti nello studio di estensione, nel quale la maggior parte dei pazienti non ha avuto necessità di un aggiustamento dei regimi di profilassi e alcuni (22% di adolescenti/ adulti, 3% dei bambini) hanno ulteriormente prolungato gli intervalli di dosaggio, con una dose di FVIII in regime di profilassi non modificata o anche più bassa. In particolare, lo studio di estensione ASPIRE ha riportato come la maggior parte dei soggetti in regime di profilassi con rFVIIIFc sia stata in grado di mantenere o allungare l’intervallo dell’infusione, con una dose totale settimanale paragonabile o inferiore rispetto a quella utilizzata nello studio di provenienza. Questi dati sembrano suggerire come la profilassi di rFVIIIFc possa offrire una maggiore flessibilità di trattamento – se desiderato - e che rFVIIIFc potrebbe essere somministrato con la stessa frequenza per mantenere livelli di FVIII più alti, oppure che si potrebbe somministrare con un intervallo di dosaggio prolungato per ridurre il carico legato all’infusione, ma mantenendo la protezione. I dati dello studio PUPs A-LONG, infine, hanno confermato l’efficacia emostatica di efmoroctocog alfa anche in pazienti non trattati in precedenza. In questo studio, inoltre, il tasso di inibitori complessivo e ad alto titolo è stato rispettivamente del 31,1% e del 15,6% per i pazienti con ≥10 giornate di esposizione (inclusi però anche 3 pazienti con <10 giornate di esposizione). Il tasso di sanguinamento annualizzato (ABR) mediano complessivo è risultato pari a 2,24 per il trattamento episodico e pari a 1,49 per il trattamento in profilassi. Non ci sono stati sanguinamenti spontanei articolari e, pertanto, l’ABR mediano spontaneo articolare è risultato pari a 0 sia per il trattamento episodico che per quello in profilassi.

VALUTAZIONE ECONOMICA DELL’INTRODUZIONE DI EFMOROCTOCOG ALFA NEL CONTESTO DI CURA ITALIANO

È stata sviluppata un’analisi di budget impact con l’obiettivo di realizzare una stima del potenziale carico economico per il SSN derivante dalla diffusione nella pratica clinica di efmoroctocog alfa in soggetti adolescenti/ adulti e pediatrici per il trattamento di emofilia A grave in profilassi. Tale analisi permette di valutare l’effetto economico globale sul SSN considerando l’evoluzione tendenziale prevista per il mercato. Al fine di isolare l’impatto sul budget relativo alla diffusione del farmaco oggetto di valutazione, sono stati sviluppati due differenti scenari, il primo dove si ipotizza una composizione del mercato con una quota costante del farmaco rFVIIIFc ed un secondo, dove viene assunto che il suddetto farmaco venga associato progressivamente ad una maggiore quota di mercato durante l’orizzonte temporale considerato (tre anni). La prospettiva dello studio è quella del SSN, perciò, nell’analisi sono stati considerati solamente i costi diretti sanitari. La dimensione della “target population” è stata quantificata utilizzando dati epidemiologici a livello nazionale. Al fine di vagliare la robustezza dei risultati caratterizzando l’incertezza del secondo ordine, sono state condotte, inoltre, analisi di sensibilità deterministiche.

Partendo dal totale della popolazione italiana è stata, dapprima, selezionata la popolazione maschile (48,5%). L’emofilia, infatti, è una malattia emorragica ereditaria a trasmissione recessiva ed è legata al cromosoma X, ragione per la quale si manifesta generalmente nei maschi. Successivamente è stata utilizzata la prevalenza dell’emofilia per selezionare la “target population” (0,0138%). Infine, sono stati selezionati i pazienti nei quali la severità della malattia fosse grave (43,80%) che non avessero inibitori (81,60%) e che fossero in un regime di profilassi (91,10%). Inoltre, è stata ipotizzata una lieve decrescita della popolazione, in accordo con gli ultimi dati ISTAT pari allo -0,20% annuo (solo per la popolazione adulta). Il numero di soggetti stimati nella seguente analisi per la popolazione adolescente/adulta (≥ 12 anni) risulta essere pari a 1.180, 1.178, e 1.176 rispettivamente per l’anno 1, 2 e 3, mentre per la popolazione pediatrica il modello ha stimato un numero di pazienti eleggibili pari a 143 all’anno 1 e 142 all’anno 2 e 3. Per quanto riguarda i dati clinici, necessari allo sviluppo del modello, sono stati utilizzati dati provenienti da trial, studi registrativi e quelli contenuti negli RCP dei farmaci oggetto di questa valutazione. Per i prodotti derivati dal plasma e le terapie convenzionali abbiamo assunto un programma di parità di trattamento. I dati di consumo di fattore VIII per il regime di profilassi e per il controllo delle emorragie utilizzati nel modello derivano da dati di letteratura.

I risultati sono stati presentati sottoforma di impatto sul budget, ovvero come analisi differenziale tra i due scenari (A e B). Dal confronto dello scenario che prevede una quota costante di Elocta e quello che prevede una diffusione incrementale nei tre anni dell’orizzonte temporale si evince un significativo risparmio di risorse dalla prospettiva del SSN nei pazienti adulti, ed un lieve risparmio nella popolazione pediatrica, tenuto conto del market mix di riferimento. Infatti, la diffusione incrementale di Elocta nel contesto delle quote di mercato ipotizzate ed utilizzando lo schema posologico per Hemlibra di 3mg/kg porterebbe un risparmio di -€ 3.026.676 (1,16%) € al primo anno, di -€ 4.203.077 (1,60%) € al secondo e di -€ 11.274.834 (4,33%) al terzo per un risparmio complessivo nei tre anni pari a -€ 18.504.588. Tali risparmi derivano principalmente dai costi relativi ai regimi di profilassi; infatti, il trattamento degli episodi emorragici rappresenta, nel paziente affetto da Emofilia A, una percentuale di circa il 2% sulla spesa annua totale.

Ugualmente nella popolazione pediatrica, la diffusione incrementale di Elocta porterebbe ad un risparmio di risorse, seppur meno significativo, incrementale nel tempo. Il risparmio totale, come nel caso della popolazione adulta, è incrementale e raggiunge il suo apice durante il terzo anno dell’analisi per un totale di risorse risparmiate pari a -€ 83.572 (0,30% della spesa totale).

Come si evince dalle analisi eseguite e dall’analisi di sensibilità deterministica, i risultati del modello hanno un buon grado di robustezza.

GESTIONE DEL PAZIENTE AFFETTO DA EMOFILIA IN ITALIA

Nel capitolo 5 del presente report è stato accennato il rischio potenziale insito nella struttura di tipo federale del SSN italiano: sostanzialmente un insieme di SSR dotati di larga autonomia finanziaria, organizzativa e decisionale con approccio difforme alla sanità pubblica. Ciononostante, il RNCC ha risentito in misura limitata di questo contesto e ha avviato un percorso virtuoso di omogeneizzazione tra i Centri per l’Emofilia, di standardizzazione delle procedure operative e delle linee guida clinico-assistenziali: la cooperazione è stata preminente sulla competizione. L’approccio multidisciplinare ha, quindi, permesso l’integrazione dei soggetti affetti da emofilia nel contesto sociale e lavorativo.

Nel corso dell’attività del RNCC si è avuto un costante miglioramento dello stato clinico della coorte dei coagulopatici italiani con diminuzione delle infezioni post-trasfusionali e conseguente riduzione della mortalità. L’uso appropriato dei farmaci ha permesso di contenere i fenomeni di farmacoresistenza e di razionalizzare la spesa farmaceutica per le coagulopatie congenite. Tale spesa è cresciuta nel corso del tempo sebbene la coorte di coagulopatici sia sostanzialmente stabile. La crescita della spesa è imputabile sostanzialmente ai nuovi principi terapeutici a più alto costo unitario dovuto al maggior contenuto tecnologico.

Il modello di accreditamento istituzionale italiano mira all’armonizzazione degli standard tra tutte le regioni e all’implementazione continua del miglioramento, attestato da sistemi di ispezione certificati istituzionalmente. A tal fine sono stati individuati requisiti necessari e appropriati per garantire "livelli sanitari di base" sotto l'egida del SSN. Questo modello fornisce alle Regioni uno schema di accreditamento istituzionale flessibile che può essere potenzialmente esteso ad altre malattie rare.

ANALISI ETICA E SOCIALE DI EFMOROCTOCOG ALFA NELLA TERAPIA SOSTITUTIVA IN PAZIENTI CON EMOFILIA A

Relativamente al profilo etico-sociale della beneficità/non maleficità della tecnologia in oggetto sia per il paziente e le sue aspettative sia per i caregivers, inclusi gli aspetti legati alla comunicazione, l’analisi è allo stato di segno positivo, nelle more della disponibilità di dati sia di follow-up ulteriori che consentano di aggiornare i dati sugli esiti a medio-lungo termine sia sulla interazione con altri medicinali e di avere a disposizione dati sulla tossicità riproduttiva in modello animale, sull’uso in gravidanza/allattamento; su genotossicità e potenziale cancerogenico, sulla tossicità embrio-fetale.

Fatti salvi i requisiti generali di una appropriata informazione al paziente (correttezza, qualità, comprensibilità) ai fini del consenso al trattamento con efmoroctocog alfa non sembrano darsi ulteriori specifiche istanze etico-deontologiche da attenzionare in riferimento al rispetto dell’autonomia del paziente. Dal punto di vista istituzionale e dei professionisti sanitari coinvolti, l’autonomia e il rispetto della persona allo stato non palesano criticità.

Le istanze di giustizia ed equità relative alla tecnologia in oggetto mostrano che:

i principi ispiratori e l’apparato ordinamentale del SSN/SSR garantiscono in prima approssimazione l’equo accesso dei pazienti con emofilia A ai trattamenti, dunque anche ad efmoroctocog alfa, ma permane una certa disparità di accesso ai Centri per l’Emofilia, a seconda dei contesti regionali, e nella mobilità interregionale, fattori che vanno pertanto corretti. È anche auspicabile, su base interregionale, la verifica puntuale della totale esenzione dalle spese di acquisizione del farmaco da parte dei pazienti/caregiver.

La sostenibilità economico-finanziaria è allo stato dimostrata. Per la sostenibilità organizzativa occorrerebbero specifici studi.

Infine, è auspicabile la disponibilità di ulteriori HTA che coinvolgano sempre di più i diversi stakeholders coinvolti (clinici, pazienti, organizzazioni, decisori sanitari) per disporre di dati affidabili.

RACCOMANDAZIONI

Efmoroctocog alfa, FVIII umano ricombinante con delezione di dominio B legato covalentemente con il dominio Fc dell’Immunoglobulina G1 umana, è l’unico rFVIII a emivita prolungata disponibile per tutte le classi di età, in commercio in Italia, indicato per la profilassi a lungo termine e il trattamento degli episodi emorragici in pazienti con emofilia A. L’emivita di efmoroctocog alfa è 1,5-1,8 volte più lunga di quella degli altri prodotti rFVIII convenzionali (19 ore e 12-14 ore nei pazienti rispettivamente di età ≥12 e <12 anni). L’efficacia e la sicurezza di rFVIIIFc sono state stabilite negli studi di fase III A-LONG e Kids A-LONG e confermate dallo studio di estensione di fase III, ASPIRE, investigante l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di rFVIIIFc. I dati dei due studi di fase III (A-LONG in adulti e adolescenti ≥12 anni; Kids A-LONG nei bambini <12 anni) e dello studio di estensione (ASPIRE) hanno dimostrato l’efficacia a lungo termine di efmoroctocog alfa per il trattamento degli episodi di sanguinamento acuto, la gestione perioperatoria dei pazienti e la profilassi di routine nei PTPs con emofilia A grave con tassi di sanguinamento annualizzati (ABRs) bassi per un periodo fino a 4 anni.

Pertanto, per la sua emivita prolungata, Efmoroctocog alfa è potenzialmente in grado di garantire una maggior flessibilità d’uso e, quindi, un migliore trattamento dei pazienti emofilici. Basti pensare che il numero di dosi da somministrare nell’ambito della profilassi degli eventi emorragici, la capacità di mantenere livelli di FVIII adeguati a prevenire i sanguinamenti spontanei e la possibilità di trattamento a domicilio, sono i principali elementi chiave in grado di influenzare positivamente la qualità della vita dei pazienti affetti da emofilia A. Inoltre, da un punto di vista economico, nell’ambito dell’analisi condotta nel presente report, si evince, nell’orizzonte temporale considerato (tre anni), un significativo risparmio di risorse dalla prospettiva del SSN nei pazienti adulti ed un lieve risparmio nella popolazione pediatrica, tenuto conto del market mix di riferimento.

Infine, sulla base delle informazioni disponibili, l’impiego di Emforoctocog alfa per il trattamento dei pazienti con emofilia A, risulta essere eticamente giustificato. Tuttavia, è auspicabile la disponibilità di ulteriori HTA che coinvolgano sempre di più i diversi stakeholders coinvolti (clinici, pazienti, organizzazioni, decisori sanitari) per disporre di dati sempre più affidabili ed aggiornati, e per identificare una linea strategica in grado di definire un percorso value-based di presa in carico dei pazienti con emofilia A.